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ENERGIA NUCLEARE, NO GRAZIE.




“Il nucleare è un business morto” ha detto il numero uno della RWE, colosso tedesco dell’energia.

Oggi, 31 dicembre 2021, si chiudono 3 centrali nucleari in Germania, in linea con gli impegni presi dal governo tedesco già sotto la guida della Merkel, per abbandonarlo completamente nel 2030.


Invece in Italia, paese baciato dal sole e dove ben due referendum hanno sancito l’abbandono di questa fonte energetica, negli ultimi 5 mesi il dibattito sul nucleare si è riacceso sull’onda delle continue esplicite aperture del Ministro Cingolani, delle dichiarazioni di blasonati sedicenti ambientalisti e di pagine social guidate da fanatici pro-nuke che - cosa molto grave - non perdono occasione di usare un linguaggio violento, pieno di insulti, per screditare chiunque non la pensa come loro fino ad arrivare all’accusare chi, come me, non crede che il nucleare possa risolvere crisi climatica e la questione energetica, di essere “antiscientifici”. Ormai lo abbiamo capito tutti, i social network spesso tirano fuori il peggio delle persone, e si dicono parole che probabilmente nella vita reale, davanti ad una persona in carne ed ossa, non verrebbero dette con tanta facilità: “Pagliaccio”, “ridicola”, “imbecille”, “bugiarda di merda”, “cazzara”, sono diventati insulti quotidiani, scagliati da dietro una tastiera con l’intento certo non di stimolare un confronto di opinioni, sempre il benvenuto quando fatto in modo civile!


Questi sfegatati amanti dell’atomo vogliono farci credere di essere i detentori della verità scientifica assoluta e che l’intera comunità scientifica vede nel nucleare la risposta ad ogni male del nostro tempo. Perchè, dicono, il nucleare, non emette gas serra nella fase di produzione di energia e quindi sarebbe la risposta alla crisi climatica.

Eppure la verità è ben diversa.

Infatti, il dibattito sul nucleare è tuttora aperto a livello europeo, in particolare sulla cosiddetta “Tassonomia” ovvero quel Regolamento europeo che mira a definire cosa sia un investimento sostenibile e quindi quale investimento riceverà una etichettatura “verde” (e quindi capace di attrarre e orientare soldi pubblici e privati verso quel tipo di spesa!).

Facciamo un po’ di chiarezza.

E’ vero che la relazione sulla tassonomia del Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione definisce il nucleare sostenibile.

Ma un altro gruppo di esperti della Commissione, lo SCHEER, è giunto a un'altra conclusione:

https://ec.europa.eu/info/sites/default/files/business_economy_euro/banking_and_finance/documents/210629-nuclear-energy-jrc-review-scheer-report_en. PDF


La Fondazione Heinrich Böll, l'Ökoinstitut Austriaco e lo studio legale Redeker Sellber Dahs hanno tutti pubblicato contro-rapporti sui risultati del JRC:

• https://eu.boell.org/en/2021/09/01/nuclear-energy-eu-taxonomy

• http://www.ecology.at/taxonomie_atom_2021.htm

• https://www.bmk.gv.at/themen/klima_umwelt/nuklearpolitik/aikk/warum.html


E’ di pochi giorni fa inoltre la denuncia fatta da alcuni membri del comitato tecnico TEG della Commissione europea che hanno lavorato alla Tassonomia che, per mezzo di una petizione, accusano la stessa Commissione europea di non prendere in considerazione il principio di precauzione in particolare su due fronti, da un lato la gestione delle scorie (questione ad oggi ancora irrisolta) e il potenziale rischio di incidenti catastrofici. Questa ultima considerazione peraltro non esclusa nemmeno dal report del JRC.

• https://www.rinnovabili.it/energia/politiche-energetiche/nucleare-tassonomia-verde-petizione/

(Segnalo in particolare: Does the present generation of nuclear fission power plants ‘do no significant harm’? To answer this question, two specific issues for nuclear power stand out: the risk of a catastrophic accident and the management of high-level nuclear waste (HLW). Nuclear fission energy is characterized by low probability, high consequence risks to humans and the environment. Even the JRC recognizes that the risk of a severe nuclear accident cannot be excluded, even in the best commercially available nuclear power plants.)


Dietro presunti argomenti scientifici la Commissione nasconde quindi una decisione tutta politica che ha che fare con le insistenze di alcuni paesi fortemente legati al nucleare e alle pressioni di una industria che vuole salvare a tutti i costi il suo business. E inoltre, come ricordano gli esperti del gruppo TEG, che senso ha promuovere il nucleare come tecnologia utile a combattere la crisi climatica se un impianto nucleare ci mette 10 anni per essere costruito (anche 20, in base agli esempi europei recenti!) e il famoso decennio cruciale per invertire la rotta sta velocemente e inesorabilmente scadendo? Che senso ha costruire centrali nucleari per produrre energia con lo scopo di soddisfare i nostri bisogni energetici di oggi se la PRIMA cosa da fare, a detta di tutti gli organismi mondiali, dalla IEA, all’IPCC, all’ONU, alla Commissione europea, dicono che dobbiamo ridurre i nostri consumi di energia? In Europa stiamo definendo il nuovo target da raggiungere nel 2030 per l’efficienza energetica per una ridurre in nostri consumi energetici di almeno il 40%.


Insomma, perché mai dovremmo decidere che il nucleare ed il gas sono investimenti sostenibili e drenare quindi risorse economiche da quelle tecnologie che oggi sono viabili, efficaci, scalabili e poco costose come le rinnovabili, la riduzione dei consumi tramite efficientamento energetico degli edifici, delle industrie, dei trasporti, favorire in ogni modo la creazione di comunità energetiche, la diffusione di pompe di calore, lo sviluppo di sistemi di accumulo di energia ecc?


Ora cosa succede?

Dopo l’approvazione nel 2020 del Regolamento sulla Tassonomia la Commissione europea era chiamata a presentare i suoi “atti delegati” ovvero una normativa di secondo livello che mira a entrare nel dettaglio della decisione presa dai co-legislatori europei. L’atto delegato che riguarda il nucleare e il gas era previsto inizialmente molti mesi fa. Eppure, da un lato la presenza di posizioni contrapposte da parte degli organismi tecnici e scientifici della Commissione europea e dall’altra, la crescente pressione di quei governi europei, Francia in primis, che puntano a intercettare risorse economiche per foraggiare le loro centrali nucleari, in moltissimi casi vetuste e costosissime, hanno avuto l’effetto di posticipare la pubblicazione di questa normativa, di cui ad oggi non c’è ancora traccia. Al contrario, sono fioccate una serie di dichiarazioni, dal commissario francese Breton, la estone Simson, fino alla Presidente Von der Leyen, che aprono sciaguratamente all’inclusione del nucleare e al gas come investimenti verdi.

Insomma, la partita è ancora aperta. E quando l’atto delegato verrà pubblicato il Parlamento europeo ed il Consiglio UE potranno decidere di opporsi. Noi dei Greens/EFA non staremo certo a guardare e daremo battaglia per bocciare l’atto delegato.


Tornando in Italia, sono molti gli scienziati, docenti, ricercatori, esperti che sono contrari al nucleare. Europa Verde ha recentemente costituito un Comitato Scientifico che vede adesioni di professori del calibro di Luca Mercalli, Angelo Tartaglia, Vincenzo Balzani, solo per citare gli esperti sui temi energetici e climatici, autorevoli voci critiche a cui si uniscono altre voci come quella del premio Nobel Parisi o dell’amministratore delegato della più grande azienda energetica italiana Starace, per non parlare delle voci nel campo ambientalista delle associazioni e movimenti civici.


Insomma, qui non si tratta di posizioni ideologiche e antiscientifiche, come qualcuno vuol far intendere, ma di una posizione di contrarietà al nucleare sulla base di argomenti scientifici, economici ed anche etici.


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