ANCORA DISCRIMINAZIONI PER LE FAMIGLIE ARCOBALENO. COME PUO’ L’UE CONSENTIRLO?
Continuano ad arrivare in Commissione Petizioni, di cui sono membro titolare, decine di richieste da parte di cittadini sempre più preoccupati per le discriminazioni subite dalla comunità LGBTIQ all’interno dell’Unione europea, derivanti dal mancato riconoscimento della loro relazione o dello stato di genitorialità.
Com’è possibile che l’Europa fondata sui diritti dell’uguaglianza e delle pari opportunità consenta discriminazioni così palesemente in contrasto con i suoi principi fondanti? La Risoluzione sui diritti delle Comunità LGBTIQ in UE votata ieri al Parlamento europeo rappresenta uno strumento rafforzato della Commissione Petizioni e mira a dar voce alle richieste dei cittadini europei.
Con questo voto abbiamo chiesto alla Commissione europea e agli Stati membri di rimuovere concretamente gli ostacoli che le famiglie arcobaleno e i loro figli si trovano a dover superare per motivi di orientamento sessuale, o identità di genere dei genitori, o dei partner, nell'esercizio del diritto fondamentale alla libertà di circolazione in Ue.
Nello specifico, chiediamo una nuova normativa sul riconoscimento della genitorialità e delle unioni registrate in un differente Stato membro; l’estensione dei reati dell’UE ai crimini di odio e incitamento all’odio, anche se rivolti alla comunità LGBTIQ; l’adozione di tutte le misure necessarie per garantire che gli Stati membri rispettino la continuità giuridica dei vincoli familiari dei membri delle famiglie arcobaleno che si trasferiscono nel loro territorio da un altro Stato membro.
Infine, abbiamo chiesto l’utilizzo concreto e immediato di tutti gli strumenti a disposizione per porre fine alla gravissima situazione di violazione dei diritti delle famiglie arcobaleno in Polonia e Ungheria: una vergogna per l’idea stessa di Unione Europea, che è chiamata ad agire tempestivamente contro tutti quei rigurgiti di sovranismo che portano con sé un preoccupante ritorno all’oscurantismo del passato.
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