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CHIEDIAMO LEGGE EUROPEA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Insieme ad altri colleghi eurodeputati ho scritto alla Presidente Von Der Leyen perché, alla luce della Direttiva che intende presentare a dicembre sulla lotta e la prevenzione della violenza contro le donne, mantenga la promessa di aderire alla Convenzione di Instanbul

Ursula von der Leyen lei si è impegnata a proporre di aggiungere la violenza di genere alla lista dei cosiddetti eurocrimini di cui all'articolo 83, paragrafo 1, del TEU e di ottenere la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul) da parte dell'Unione europea. Questo discorso ha dato speranza a milioni di donne che subiscono violenza di genere. È tempo che l'UE fornisca loro finalmente la protezione legale necessaria per sentirsi al sicuro nelle loro case, al lavoro, nei luoghi pubblici e online.


Da quando la presidente Von der Leyen è stata eletta, il Parlamento ha adottato 50 risoluzioni che chiedono un'azione contro la violenza contro le donne e la violenza di genere. Il Parlamento ha invitato, tra le altre cose, l'Unione europea e tutti gli Stati membri a ratificare e attuare la Convenzione di Istanbul, che rimane la migliore misura nel sistema giuridico europeo per questo scopo. Tuttavia, invece di rafforzarla e cercare la sua piena attuazione, alcuni Stati membri, come Polonia, Bulgaria e Ungheria, hanno messo in discussione, per diversi anni, la legittimità della sua ratifica

Il contesto politico e giuridico per la ratifica della Convenzione di Istanbul da parte dell'UE è cambiato significativamente il 6 ottobre 2021, con il parere 1/19 della Corte di giustizia dell'Unione europea. La Corte ha risposto alle questioni sollevate dal Parlamento europeo nel 2019 sulla base giuridica appropriata per l'azione del Consiglio relativa alla ratifica della Convenzione a nome dell'UE, e la compatibilità della ratifica con i trattati in assenza dell'unanimità degli Stati membri. Da quando sono state presentate queste domande, l'attesa del parere della Corte è diventata una comoda scusa per la Commissione per non intraprendere alcuna azione verso la ratifica. È stato anche giustificato dalla resistenza di alcuni Stati membri alla Convenzione, minacciando l'unanimità in Consiglio. Da questo punto di vista, si può vedere la sentenza della Corte come una svolta, poiché indica che il ritardo della ratifica fino al consenso di tutti gli Stati membri è una decisione puramente politica, non un requisito giuridico. Pertanto, la Corte ha confermato che il processo di adesione alla Convenzione potrebbe essere concluso in qualsiasi momento dal Consiglio a maggioranza qualificata, il che apre la strada a negoziati decisivi su questa questione.


Inoltre, la Von der Leyen ha promesso l'attivazione della "clausola passerella" per includere tale violenza nell'elenco dei reati dell'UE. Dato che questo regolamento prevede

competenze UE per armonizzare il diritto penale per reati particolarmente gravi con una dimensione transfrontaliera, un tale cambiamento fornirebbe la base giuridica necessaria per lo sviluppo della legislazione dell'UE contro la violenza di genere. Pertanto, l'avvio della procedura indicata non è solo legalmente ammissibile, alla luce delle interpretazioni che confermano che la violenza di genere è un reato particolarmente grave con una dimensione transfrontaliera, ma anche necessario, per assicurare l'armonizzazione delle legislazioni penali in tutta l'Unione europea e garantire il rispetto dei diritti umani e, di conseguenza, per garantire la piena prevenzione dalla violenza di genere.


Anche il Parlamento europeo ha confermato questa posizione adottando una risoluzione del 16 settembre 2021 con raccomandazioni alla Commissione sull'identificazione della violenza di genere come una nuova area di reato europeo. Sostiene che la violenza di genere, sia online che offline, è un reato particolarmente grave e una violazione diffusa dei diritti e delle libertà fondamentali nell´Unione, che dovrebbe essere affrontata più efficacemente e con maggiore determinazione. Il Parlamento conferma la necessità di combattere tale violenza in tutte le sue forme e su una base giuridica comune dell'UE. Pertanto, oltre alla proposta legislativa per attivare la "clausola passerella" sulla revisione dell'articolo 83(1) TFUE, il Parlamento ha anche invitato la Commissione a presentare una direttiva globale sulla violenza di genere. La direttiva dovrebbe non solo attuare le norme della Convenzione di Istanbul ma anche garantire un approccio intersezionale e incentrato sulle vittime, e includere misure per combattere tutte le forme di violenza di genere, compresa la violenza contro le persone LGBTIQ+ sulla base di motivi di genere, identità di genere, espressione di genere e caratteristiche sessuali.


Gli eventi degli ultimi mesi, cioè il parere della Corte di giustizia dell'Unione europea sulla Convenzione di Istanbul e la proposta legislativa del Parlamento di aggiungere la violenza di genere al catalogo dei cosiddetti eurocrimini, sono innegabilmente una svolta per tutte le donne nell'UE e danno una nuova speranza di cambiamento. In questo contesto, attendiamo con impazienza le azioni intraprese dalla Commissione sotto la sua guida, signora Presidente, soprattutto se si pensa che già a dicembre di quest'anno presenterete una proposta legislativa sulla prevenzione e la lotta alla violenza di genere.

LEGGI LETTERA ORIGINALE QUI:



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