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GIORNATA NAZIONALE CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE. RIPENSIAMO AI MODELLI DI PRODUZIONE E CONSUMO



1/3 del cibo prodotto nel mondo viene buttato (metà degli ortaggi, il 25% della carne, il 35% del pesce). Sprechiamo circa 51 tonnellate di cibo al secondo. Entro il 2030 la quota di spreco alimentare raggiungerà i 2,1 miliardi di tonnellate all’anno.

Secondo il report di Waste Watcher, seppure durante la pandemia il livello di spreco ha registrato un abbassamento, siamo ancora molto lontano da livelli accettabili in Italia, infatti, nel 2020 è stato buttato in media mezzo chilo di cibo a testa a settimana!

Lo spreco alimentare è figlio di un’abitudine a pensare al prodotto come bene di consumo superfluo. Ma lo spreco ha un costo elevato a livello ambientale, sociale ed anche economico In Italia, vale infatti 10 miliardi di euro (6,5 di cibo, 3,5 relativi a industria e distribuzione).

Per questo ho chiesto di stabilire a livello europeo degli obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti alimentari del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030.

Cosa fare quindi?

Occorre investire in campagne di sensibilizzazione e progetti di educazione alimentare nelle scuole, per promuovere le buone pratiche e migliorare la sensibilità dei consumatori, anche attraverso applicazioni per gli smartphones. Promuovere la pratica degli sconti dei prodotti in scadenza e la donazione di prodotti alimentari invenduti. Migliorare la comprensione dei consumatori delle date di scadenza espresse con la dicitura "da consumare entro" e "da consumarsi preferibilmente entro il”. Ridurre il consumo di carne e latticini (pensate che l’UE è il maggiore esportatore di animali vivi in tutto il mondo!) Fermare gli scellerati accordi commerciali come quello UE-Mercosur (che causa degrado sociale, economico, ambientale). Infine, i rifiuti alimentari che non riusciamo ad evitare devono essere raccolti separatamente e trasformati in compost per ridare ai terreni i nutrienti di cui hanno bisogno.

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