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ODISSEA DI BOVINI IN MARE, METTIAMO FINE AL TRASPORTO ANIMALI VIVI



La drammatica vicenda degli oltre duemila bovini partiti su due navi dalla Spagna e rimasti in mare oltre più di due mesi pone l’accento su un’emergenza di cui non è più possibile rimandare la soluzione, quella del trasporto degli animali vivi.

Questi i fatti: lo scorso dicembre due navi cariche di bovini, la Karim Allah con 895 vitelli, e la Elbeik con 1176 capi, sono partite dal porto spagnolo di Cartagena per dirigersi in Turchia, dove i bovini sarebbero stati macellati. Le due navi, però, sono state respinte dai porti di destinazione a causa della febbre catarrale che ha colpito molti esemplari: da allora è iniziata una vera e propria Odissea per il Mediterraneo, che ha decimato il carico dei due bastimenti. Dopo aver lasciato la Turchia, infatti, la Karim Allah, battente bandiera libanese, non ha trovato Paesi che la facessero attraccare - respinta anche dal porto di Augusta in Sicilia e da quello di Cagliari in Sardegna - per via del timore del virus, pertanto, secondo alcune ONG che si occupano di diritti degli animali, come Eurogroup for Animals, i bovini sarebbero rimasti senza cibo per giorni e durante la traversata molti sarebbero morti a causa degli stenti. Le autorità spagnole, legalmente responsabili della salute degli animali fino alla destinazione finale (CGUE, causa C-424/13), non hanno intrapreso alcuna azione per garantire condizioni accettabili, in violazione dell'articolo 22 (1) e 22 (2) del regolamento 1/2005 (regolamento sui trasporti). A rendere ancora più agghiacciante il resoconto, la notizia secondo cui le carcasse sarebbero state fatte a pezzi e gettate in mare. Mentre scrivo, una delle due navi sembra essere arrivata a Cartagena, preventivamente raggiunta da un rapporto dei veterinari consultati dal governo di Madrid, secondo i quali i bovini andrebbero abbattuti, in quanto inadatti al trasporto per via delle condizioni infernali nelle quali si troverebbero.


Non posso che manifestare una profonda indignazione per quanto accaduto, soprattutto perché non si tratta di un fatto isolato: il trasporto degli animali vivi è un fenomeno di sistematica violazione delle normative europee previste al riguardo e coinvolge ogni anno milioni di animali costretti a viaggiare in condizioni che non rispettano neanche lontanamente gli standard minimi previsti. Il destino di questi bovini dimostra ancora una volta come il regolamento sui trasporti, che impone alle autorità competenti di concedere autorizzazioni solo ai trasportatori che dispongono di piani di emergenza, rimanga inattuato. Le terribili condizioni nelle quali vengono trasportati gli animali vivi sono inaccettabili: la mancanza di acqua e di cibo, gli spazi sovraffollati e le temperature estreme causano spesso ferite gravi, o addirittura la morte per asfissia. Non di rado si tratta di cuccioli non ancora svezzati.


Come vice presidente dell’intergruppo per il Benessere animale e membro titolare della Commissione d’inchiesta sul trasporto degli animali (ANIT) ho firmato la lettera indirizzata alla Commissaria alla salute e alla sicurezza alimentare Stella Kyriakides affinché vengano presi immediati provvedimenti.


Entro la fine dell’anno, la ANIT stilerà un rapporto finale nel quale saranno messe nero su bianco le responsabilità di Commissione europea e Stati membri che hanno permesso che tali abusi avvenissero alla luce del sole.

Mi auguro che questo grave episodio ponga in essere controlli più severi e una subitanea revisione del regolamento sul trasporto degli animali. Parliamo di cifre da capogiro, secondo un recente rapporto della FAO, quasi due miliardi di animali ogni anno vengono trasportati vivi, circa 1,8 miliardi di polli e 75 milioni fra suini, bovini e ovini. E l’Europa è il principale esportatore di animali vivi al mondo. Modelli di produzione e consumo insensati e basati sullo sfruttamento degli animali - considerati come semplici oggetti - e del pianeta e votati al mero profitto. Un sistema infernale che inizia con la deforestazione nei paesi terzi, per la quale noi europei siamo responsabili per il 10% a livello globale, per coltivare soia e mangimi prevalentemente OGM che poi importiamo in Europa per alimentare le fabbriche di carne nostrane per poi esportare una larga parte di questi animali nuovamente in giro per il mondo. Senza considerare che i rifiuti alimentari sono il 25% del totale, quindi, con grande probabilità, molta di questa carne e dei prodotti animali finiscono nella spazzatura. Ha senso tutto ciò?

Mi preme sottolineare, ora più che mai, che il trasporto di animali vivi è anche un fattore aggravante alla circolazione di pericolosi virus. Si tratta, inoltre, di animali sottoposti a massicce cure preventive a base di antibiotici, che danno luogo al problema globale dell'antibiotico resistenza.

Ecco perché è necessario riformare al più presto il regolamento Ue che disciplina il trasporto di animali vivi, abbandonando nel più breve tempo possibile il sistema attuale, che costringe ogni anno milioni di animali a viaggi interminabili in condizioni disumane, favorendo invece una transizione verso il trasporto di carne e carcasse, ridurre drasticamente le ore massime consentite per il trasporto di animali vivi e vietare del tutto il trasporto di animali non svezzati e l’export al di fuori dell’Ue, dove si registrano le violazioni più gravi.

L’Unione europea deve dire basta al trasporto di animali vivi, crudeltà ingiustificata e pratica indegna di popoli che amano definirsi civili.





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