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OGGI SI CELEBRA IL FUNERALE DELLA TASSONOMIA



La decisione della Commissione europea di conferire l’etichetta di sostenibilità a gas e nucleare nella tassonomia verde sconfessa platealmente gli obiettivi del Green Deal nella lotta all’emergenza climatica e disattende la sonora bocciatura degli esperti di finanza europei, che qualche giorno fa avevano ribadito con forza il loro no a gas e nucleare in tassonomia.

Classificare come investimenti sostenibili quelli nel settore del gas e del nucleare significa di fatto ridicolizzare il Green Deal con una vergognosa operazione di greenwashing e mettere in serio pericolo la credibilità dell’Unione europea come mercato leader per la finanza sostenibile, inviando un segnale sbagliato e confuso agli investitori e consentendo nuovi investimenti in fonti fossili fino al 2030, con conseguenze devastanti sugli obiettivi degli Accordi di Parigi e nonostante IEA e IPCC ribadiscano la necessità di smettere di investire in fonti fossili.

Si tratta di una scelta miope, che la stessa Commissione definisce imperfetta, ma che di fatto più che imperfetta risulta peggiorativa rispetto alla bozza precedente, avendo eliminato gli obiettivi intermedi sugli investimenti sul gas e ignorato le raccomandazioni degli esperti di finanza europei. In questo modo si ipoteca il futuro dei giovani e lascia aperto il problema dello smaltimento delle scorie nucleari, per il quale non esiste ancora una soluzione efficace, sicura e definitiva.

In questo modo la Commissione europea ha violato palesemente il principio fondamentale di non arrecare danno all’ambiente e le disposizioni sancite nel Regolamento adottato nel 2020. Com'è possibile dire che investire in nuovi impianti a gas, nuove centrali nucleare o nella estensione di quelle attuali possa essere considerato un investimento verde e funzionale alla transizione se si consentirà di farlo fino al 2045 per il nucleare e al 2030 per il gas che, notoriamente, sono impianti che hanno una vita utile di diverse decine di anni?

Ora più che mai la nostra posizione resta ferma e al Parlamento Ue daremo battaglia, abbiamo fino a un massimo di 6 mesi di tempo per bocciare questo atto delegato e ribadire che il mercato deve essere orientato verso investimenti a prova di futuro, come le fonti rinnovabili e l’economia circolare, perché la nostra idea di Europa ha nella sostenibilità e nella lotta alla crisi climatica i suoi sigilli identitari.


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