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ORFANI BIANCHI: IL DOLORE DI CHI VIENE LASCIATO AI MARGINI



Stress, stanchezza cronica, tachicardia, abbassamento delle difese immunitarie, depressione profonda. Sono questi i sintomi della cosiddetta “Sindrome Italia”, un disturbo che colpisce moltissime donne straniere, soprattutto dei Paesi dell’Est, che vengono nel nostro per svolgere lavori di assistenza, in particolare agli anziani. Si tratta di mansioni logoranti e impegnative, alle quali si aggiunge il dolore e il senso di colpa nei confronti dei figli, rimasti nei Paesi di provenienza. Sono loro gli “orfani bianchi”, bambini costretti a vivere lontano dalle madri e che, interiorizzando la devastante sofferenza del distacco, sviluppano in tantissimi casi disturbi legati all’ansia da abbandono, fino a precipitare in situazioni di depressione, che spesso degenerano in suicidi. Il fenomeno arriverebbe a colpire il 75% dei minori, con una crescita esponenziale di suicidi, abbandono scolastico, violenze e sfruttamento cui questi minori vengono sottoposti.


Di questo fenomeno si parla ancora troppo poco ed è inaccettabile che Paesi come l’Italia si interessino alle ondate migratorie solo per arginarle, o per recuperare manodopera a basso costo, senza mettere in campo politiche di protezione di questi nuclei familiari vulnerabili e dei minori “lasciati indietro”. E all’indifferenza dei Paesi di destinazione corrisponde un’uguale noncuranza da parte di quelli di provenienza, interessati solo ai benefici economici che ne derivano.

Questa inazione rappresenta una palese violazione della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, firmata nel 1989 anche dall’Italia. Dove sono, inoltre, le misure di sostegno sociale e gli aiuti abitativi sanciti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo?

In questo mare di indifferenza, spiccano tuttavia azioni di grandissima rilevanza, come quella intrapresa da Vasalica Baciu che, attraverso l’avvocata Anna Maria Bitonti, ha portato la questione davanti alla Corte di Strasburgo.

È urgente mettere in campo politiche eque di ricongiungimento familiare e strumenti legali per ridurre il rischio di condizioni di sfruttamento e per farlo bisogna innanzitutto riconoscere la portata del fenomeno, più volte deplorato dall’Unione europea, affinché nessun bambino o adolescente resti privo della protezione e del sostegno necessari alla sua sopravvivenza.

Ecco perché mi assumo l’impegno di portare la questione al Parlamento Europeo, affinché vengano introdotti un quadro giuridico normativo e politiche sociali all’altezza, perché “orfani bianchi” e “sindrome Italia” diventino al più presto tristi etichette legate al passato.

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