VOTO SU LISTA PROGETTI COMUNI. ENNESIMA OCCASIONE PERSA
Il voto di oggi 7 marzo al Parlamento Europeo sulla quinta lista dei progetti di interesse comune (PCI) rappresenta un grave passo indietro rispetto al compimento degli obiettivi climatici.
È inaccettabile che la lista contenga ancora progetti legati alle fonti fossili per un ammontare di ben 13 miliardi di euro di soldi pubblici, in barba agli ostentati obiettivi dell'Accordo di Parigi e del Green Deal. Progetti, tra l’altro, che finanziati oggi avranno un ciclo di vita di diversi decenni, andando a impattare fortemente sul futuro dell’ambiente per moltissimo tempo. L’aumento esponenziale dei prezzi dell'energia, aggravato dalle drammatiche vicende di questi giorni, a seguito dall’attacco dell’Ucraina da parte della Russia, ha esacerbato il problema della povertà energetica soprattutto per le fasce più vulnerabili e ha reso evidente la necessità di affrancarci dalle fonti fossili, pertanto i progetti legati al gas presenti nella PCI sono un inspiegabile controsenso, a maggior ragione in quanto già nel 2019 uno studio condotto dalla Artelys evidenziava che i progetti di gas fossile proposti nella quarta lista PCI non erano assolutamente necessari. Come se non bastasse, permangono seri dubbi sulla trasparenza dei criteri in base ai quali viene definita la lista.
Non a caso, lo scorso ottobre l'ACER (Agency for the Cooperation of Energy Regulators) ha rilevato di non essere in grado di replicare i risultati della valutazione dei progetti a causa di dati non divulgati. Il pesante coinvolgimento dell'industria nel processo di selezione dei progetti, inoltre, rappresenta un grave conflitto di interesse, determinando il paradosso per cui è l'industria del gas fossile a decidere sui piani di espansione delle infrastrutture del gas dell'UE. Senza dimenticare che alcuni progetti della lista hanno rapporti opachi con politiche di corruzione, tensioni politiche, violazioni dei diritti umani (gasdotto EastMed) e addirittura crimini, come nel caso del progetto Melita, a Malta, legato all'assassinio della giornalista Daphne Caruana Galizia.
Non posso che esprimere la mia profonda delusione per l’esito del voto di oggi, che evidenzia come a una narrazione che spinge verso la transizione energetica non corrispondano nei fatti proposte concrete e lungimiranti. L’ennesima occasione persa, a spese dei cittadini che loro malgrado si trovano a finanziare progetti inutili, dannosi e di dubbia trasparenza.
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